Smontare il meccanismo che ci ha relegati ad essere “isole infelici”

Un giovedì qualsiasi nel Comune di Rende, in una struttura civica e per questo vocata all’utilizzo collettivo. La Biblioteca. Abbiamo scelto questo luogo simbolico di cultura per invitare tutte le associazioni, i comitati spontanei, i movimenti ed i singoli abitanti dei quartieri a prendere parola ad animare un percorso che con grosse difficoltà stiamo portando avanti da oltre un anno.

Al centro del discorso il tentativo di smontare il meccanismo che ci ha relegati ad essere “isole infelici” in un arcipelago posto nel “Mare delle Lacrime”. Isole che fanno fatica a comunicare perché i mezzi di comunicazione sono cambiati. Ieri c’erano le piazze, i bar, i vicoli le sedi associative. Oggi c’è la rete che con i suoi algoritmi ti conduce a maturate forzatamente una opinione massificata e comune. “E’ opinione comune”, si afferma. Comune, il Comune, la Comunità. Sono belle parole di cui spesso si cambia il significato.

Il Comune, di Rende, di Cosenza, di Montalto, di Castrolibero, di Nicotera. Cosa significano queste sigle? Cosa sono? Cosa sono diventate?

Il Comune, bellissima parola, è certamente un luogo geografico caratterizzato dalle costruzioni (urbe) ma anche il luogo delle relazioni che si generano nella comunità che lo abita (civitas). Il termine stesso ci ammonisce che questo contenitore non è privato, è comune, non è del Sindaco o di chi lo amministra pro-tempore ma è della collettività che lo plasma attraverso la sua stessa vitalità, fatta di relazioni economiche, sociali, affettivi, poltiche. Sono proprio queste relazioni che plasmano la città ad esserci sottratte trasformandone la vitalità in potere e ricchezza.

Quando le relazioni funzionano e le persone si incontrano, si parlano, si organizzano, si raggiungono obiettivi importanti per il bene comune e sui beni comuni che non sono “realtà di nessuno” ma “realtà di tutti e tutte” che vanno tutelate come va tutelata la nostra stessa vita in comune. Molti degli interventi dell’assemblea hanno messo in luce il lavoro di tante realtà che provano, con fatica ma anche con risultati apprezzabili, a mettere in rete capacità, professionalità, sensibilità per generare reti di relazioni virtuose. Dall’università popolare, ai comitati di quartiere, dal Movimento 14 Luglio che a Nicotera ha fatto e continua a fare un lavoro di tutela di beni comuni come il mare, l’acqua e la terra, fino a varie esperienze di doposcuola, sportelli, sport popolare e di salvaguardia ambientale e animazione culturale. Tutte queste realtà provano da tempo ad unire le proprie forze e le proprie sensibilità per raggiungere obiettivi condivisi di interesse collettivo.

Quando queste relazioni non funzionano e le persone non parlano e non si organizzano, qualcuno parlerà e si organizzerà per loro decidendo a suo piacimento sul bene comune e sui beni comuni. Questa è la storia di tante mostruosità elencate nell’incontro, dalla oramai tristemente storica vicenda della Legnochimica alla Metropolitana Leggera, dal Parco Acquatico alla privatizzazione dell’acqua e della gestione di rifiuti.

Questo il centro del discorso così come è emerso dal dibattito. Ripartire dalle piazze, dai quartieri, dai luoghi dove viviamo la nostra vita per inceppare il meccanismo che ci vuole “isole infelici”. Lavorare alla tessitura di relazioni sempre più ampie tra associazioni, comitati, movimenti e singoli abitanti dei quartieri. Lo strumento non può che essere quello assembleare dove l’incontro reale si sostituisce al flusso virtuale dei social. Ripartiamo dall’incontro della Biblioteca civica per aprire uno spazio di discussione cittadino, un’assemblea periodica, aperta, dove “praticare i beni comuni per l’autogoverno dei territori”.

Delle nostre vite…#DecidiamoNoi