E’ notizia recente che i sindaci dei comuni calabresi hanno scelto chi tra di loro sarà tra i 40 componenti dell’Assemblea dell’Aic (Autorità Idrica della Calabria). Tra i gli eletti ci sono Cosenza, Rende, Castrolibero e Montalto, solo per citare i comuni dell’Area Urbana. Subito ha preso parola il presidente della Provincia di Cosenza, Iacucci, solo per incensare il magnifico operato del governatore e per ripetere il solito mantra a sostegno della necessità della gestione privata. Come se non ci fossimo mai passati! A dire il vero, da parte nostra, abbiamo letto positivamente la ritrosia delle comunità locali a dare il proprio placet alla nascite dell’Autorità. Questo infatti è segno delle cicatrici lasciate dalla malagestione Sorical che si è distinta in questi anni per inefficacia, inefficienza e diseconomicità. Inutile dire che la Sorical Spa era una società a prevalente capitale pubblico visto che è risaputo che a comandare realmente era l’azionista privato di minoranza, la multinazionale Veolia. Quindi, non uno sprovveduto imprenditore di paese qualsiasi ma la multinazionale Veolia, che ha gestito e gestisce, quasi ovunque con ignominia, gli acquedotti delle più grandi città al mondo.
Cosa si propone allora? Quali idee innovative? Una nuova privatizzazione con una maggiore sorveglianza pubblica? Si applica perfettamente a questi nostri rappresentanti il proverbio biblico “Il cane è tornato al suo vomito e la scrofa lavata è tornata ad avvoltolarsi nel brago”. (2 Pt 2,22) Sarebbe almeno opportuno imparare la lezione dalla storia recente fatta di rubinetti chiusi, comunità morose a causa del meccanismo arcinoto basato sulle fatturazioni che non tengono conto della dispersione delle reti e di investimenti fantasmagorici a carico del privato mai divenuti realtà.
Ed invece no, Iacucci incalza, affermando che l’origine di tutti i guai legati al sistema idrico non sono le ruberie, le creste, gli appalti, le multinazionali a nonna ma sono gli utenti ed è per questo che bisogna chiedere aiuto al privato che, citiamo fedelmente, “ha la possibilità di aggredire i singoli cittadini”. Della serie cornuti e aggrediti!
Noi, di contro, proponiamo il modello scelto democraticamente dagli italiani attraverso la vittoria di un referendum che ha visto il sostegno convinto di milioni di persone, la presenza di migliaia di banchetti in tutto il territorio per la raccolta delle firme, di migliaia di convegni a sostegno e di prestigiosi studiosi di caratura internazionale che ne hanno composto i quesiti. Lo stesso referendum che potremmo definire un “bene comune” proprio perché proveniente dal basso, dalla moltitudine degli attivisti e quindi non ascrivibile a nessuno perché di tutti.
Sui contenuti del Referendum vorremmo discutere con i sindaci eletti nell’assemblea dell’Autorità Idrica della Calabria, per capire se la pensano come il Presidente della Provincia o come i loro cittadini che hanno votato due Si per l’Acqua Bene Comune affermandoli con percentuali “ultra-bulgare” che superano il 98%. Iacucci si vanta di essere stato il primo ad affidare ad un privato la gestione idrica del suo comune, si vanta del fatto che molti sindaci eletti nell’assemblea dell’AIC sono del PD, cioè lo stesso partito – certo in buona compagnia – che ha espresso il suo Si al referendum per poi disattenderlo totalmente. Noi che eravamo a raccogliere le firme a quei banchetti ricordiamo le foto del Presidente Oliverio mentre firma per l’Acqua Pubblica; noi abbiamo la memoria lunga e voi non fate gli smemorati!
Chiediamo ai sindaci dell’Area Urbana di farsi promotori di un incontro, invitando la cittadinanza e tutti i sindaci della provincia – in particolar modo quelli che siederanno nell’assemblea dell’AIC – per esprimere pubblicamente la loro posizione sulla futura gestione del sistema idrico calabrese.
Coordinamento Territoriale #DecidiamoNoi